PLEUM PRATENSE NR.300 SEMI

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Phleum pratense

Il Fleo o coda di topo (Phleum pratense L.) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Poaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Sottoregno Tracheobionta, Divisione Magnoliophyta, Classe Liliopsida, Sottoclasse Commelinidae, Ordine Cyperales, Famiglia Poaceae, Sottofamiglia Pooideae, Tribù Aveneae e quindi al Genere Phleum ed alla Specie P. pratense.

Etimologia –
Il termine Phleum proviene dal greco φλεως phleos, che significa, giunco, biodo. L’epiteto specifico pratense viene da prátum prato: dei prati, in riferimento all’habitat di crescita.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Phleum pratense è una specie spontanea presente sia in tutta Europa e con un’ampia diffusione mondiale. Cresce nei prati, pascoli, nei sentieri e nei piani alpini.

Descrizione –
Il Phleum pratense è una specie erbacea perenne, con un’altezza che varia tra 80 e 140 cm. Ha un un sistema radicale superficiale e cespi poco serrati provvisti di corti rizomi, con culmi eretti dotati di bulbo basale.
Le foglie sono allungate e leggermente spiralate, di colore glauco, a nervature poco marcate, con ligula bianca e senza orecchiette.
L’infiorescenza è un pannicolo spiciforme, cilindrica, composta di numerosissime spighette uniflore, oblunghe, di 2-5,5 mm, inserite quasi direttamente sull’asse principale; glume di 2,5-3 mm, troncate, cigliate sulla carena; resta rigida di 0,2-2 mm; lemma 2/3-3/4 delle glume, minutamente pubescente: palea lunga quanto il lemma.
I frutti sono degli anteci con cariossidi ovoido-allungate ed embrione lungo 1/5-1/4 della cariosside. Le cariossidi sono globose, molto piccole con un peso di 1.000 semi = 0,4 g.

Coltivazione –
Il Phleum pratense è una graminacea per lo più spontanea che svolge un ruolo importantissimo per la produzione foraggera in zone fredde e montane, specialmente alpine.
Si tratta di una specie molto resistente alle basse temperature e all’acidità; il suo habitat è infatti rappresentato da ambienti umidi e freddi, senza sbalzi termici eccessivi e terreni con pH da neutro ad acido; inoltre questi non devono essere troppo sabbiosi o secchi; questa pianta non sopravvivere in condizioni di aridità prolungata. Fra tutte le foraggere pratensi è quella più tardiva, anche se grazie alla gamma di precocità delle diverse cultivar può coprire un periodo di tre settimane.
Può essere impiegato in coltura pura per assicurare produzioni tardive; in consociazione, data la sua modesta aggressività, è più indicato con il finestrino e il trifoglio bianco e ibrido, che con l’erba medica che tende a soffocarlo.